Ancora oceano. I fiordi del Nord-Ovest hanno quasi più chilometri di costa di tutto il resto dell’Islanda. Tutti li percorrono in macchina, ma se non c’è troppo vento, in effetti anche la bicicletta è una buona soluzione. Non avrei mai pensato di andare in bici in Islanda, e invece non è male. Peccato che i posti che le noleggiano siano rari e che lo zaino non sia sufficientemente leggero da viaggiare solo in bici.
In realtà qui i diversi paesi e i diversi fiordi sono collegati tra loro da lunghissimi tunnel di recente costruzione (così anche d’inverno non c’è troppa strada da cui spalare la neve), e in bici non sarebbe carino percorrerli. Però, oltre alle piste ciclabili, ci sono le vecchie strade che aggirano i tunnel, mezze franate e invase da ruscelli e da cascate che arrivano fino alla spiaggia, ma perfette per la bici, anche perché, appunto per via delle frane che si sono portate via una parte della carreggiata, non ci sono macchine.
Sulla strada costiera da Ísafjőrđur a Boulangarvík si pedala stretti tra le montagne e il mare. Dal fondo delle vallate che si aprono tra le montagne soffia un vento gelido e puoi solo pedalare più in fretta per metterti al riparo. In una vallata c’è un villaggio che si chiama Hnifsdalur. In giro solo un paio di cavalli, un escursionista, un gruppo di ragazzini con lo stereo acceso, impegnati a ripulire il marciapiede dalle erbacce. Tutti i cani del paese abbaiano quando mi sentono arrivare.
Appena dopo il paese c’è un belvedere vista mare, con tanto di libro dei visitatori conservato in un contenitore da cucina tipo Tupperware, a sua volta incollato a un tavolo da picnic. Un’ora e mezza dopo essere passata di qui, mi fermo di nuovo sulla via del ritorno e non ha firmato nessuno dopo di me. La costa che si vede dal belvedere e dalla strada è quella di Hornstrandir, l’estremità settentrionale della regione dei fiordi. Hornstrandir un tempo era abitata, ma alcuni decenni fa è stata abbandonata perché era troppo inospitale.
Oggi Hornstrandir è una riserva naturale e per arrivarci (in barca, con o senza escursione guidata) si paga uno sproposito. In teoria andarci sarebbe uno dei motivi per essere qui, ma l’ufficio del turismo la fa troppo complicata e non ne vale la pena. Ho incontrato gente a cui, come a me d’altronde, è passata la voglia di andarci, ma anche una ragazza francese che, equipaggiata per campeggiare in condizioni estreme (ci sono 6 gradi alle sette di sera in paese, figuriamoci lì. E il meteo sta peggiorando, dice lei stessa), sta per partire per attraversare la riserva da sola a piedi. Io non ho portato neanche la tenda e, non avendo mai campeggiato in terre come queste, non voglio fare la fine del protagonista di Into the wild. Anche perché per passare del tempo in totale solitudine, da queste parti, non serve andare neanche troppo lontano. Ma questa è un’altra storia.
In bici da Ísafjőrđur a Hnifsdalur e sulla vecchia strada per Boulangarvík, fiordi del Nord-Ovest, Islanda.
Un pensiero su “Due ruote tra i fiordi”