Viaggiare piano, anzi pianissimo. Fermarsi per qualche giorno in un posto che non sembra per nulla interessante, “buttar via” il pomeriggio, non mettere bandierine, non leggere la guida.

Uscire portando con sé costume, ciabatte, asciugamano anche se vai a comprare da mangiare, fare due passi sugli scogli per scattare qualche foto in una baia sommersa di alghe tra inseguimenti tra uccelli magrissimi dal becco rosso, camminare senza meta con le buste della spesa in mano.

Trovare su un muretto nascosto a bordo strada vestiti, scarpe e macchine fotografiche apparentemente abbandonati dai loro proprietari, in realtà una traccia da seguire per andare a fare un bagno improvvisato tra le rocce in un “hot tub”, una pozza d’acqua calda all’aperto come ce ne sono tante in Islanda, per poi andar via perché la compagnia, vale a dire i proprietari degli effetti personali nella foto, non è gran che.

Ricordarsi che dietro l’angolo c’è sempre qualcosa da scoprire, e che la meta a volte è la scoperta stessa, l’azione che avviene quando ti fermi a guardare per qualche ora, ciò che si nasconde dietro gli scenari da favola delle guide e anche di certe mie foto.

Come in una serata in spiaggia in cui decidi per una volta di lasciare in ostello la macchina fotografica, per una cena di pomodori crudi e uova sode e biscotti secchi, e una specie di orrenda grappa islandese, con la marea che sale e cerca di portarsi via la tenda dei miei nuovi amici autostoppisti accampati quasi a riva, e noi distratti a studiare il traffico sulla strada in lontananza per capire come spostarci al mattino e ad assistere allo spettacolo di chi scavalca la recinzione della piscina per farsi il bagno nell’orario di chiusura, ignaro del fatto che nella casupola, insieme alla guardiana dormiente, c’è un cane alquanto nervoso che però non si accorge di nulla, ma tanto c’è troppo vento e alla fine, cane o non cane, il bagno non se lo fa nessuno.

E quando è quasi mezzanotte, il cielo è quello di un placido tramonto che contrasta con un vento sempre meno sopportabile, una marmotta fa la sua comparsa sulla spiaggia e in un attimo arrivano una, dieci, venti sterne artiche, gli uccelli che cercano l’estate perpetua spostandosi tra terre “polari” e che non vedono di buon occhio la presenza dell’uomo. Nel giro di due minuti le sterne sono forse cento, la marmotta scappa in mare più veloce che può, si allontana nella baia, inseguita dalle sterne rabbiose che non le danno tregua, fino a che non scompare. Se la marmotta è salva o meno non lo saprò mai, la tenda dei miei amici invece è salva, perché la marea a una cert’ora scende.

In questi paesi in cui d’estate non fa mai notte, mentre il turista che ha guidato tutto il giorno dorme già da qualche ora, lo spettacolo di ciò che succede “dietro la cartolina” non si ferma mai.

Krossholt, fiordi del Nord-Ovest, Islanda.

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