Oggi compio un anno di vita nuova. Come stamattina, un anno fa, lasciavo per l’ultima volta la mia stanza romana e, accompagnata da mamma e papà e da due zaini troppo grandi, uno per l’arrampicata e uno per tutto il resto, andavo a prendere l’aereo per quello che sarebbe stato solo il primo passo della mia nuova vita. In aeroporto incontravo per caso un vecchio amico e la sua ragazza in coda per il mio stesso volo, ambasciatori involontari ma incredibilmente gentili della mia nuova, temporanea terra. In volo verso un luogo che oggi non potrebbe essere più lontano, e in cui non ho voglia di tornare, riconoscevo già dal finestrino la terra arida e la montagna che avrebbe fatto da sfondo, per le successive sei settimane, a ogni risveglio e a ogni tramonto.

Avrei dovuto immaginare dagli eventi che mi attendevano al mio arrivo come sarebbe stata la mia vita nei mesi a venire. Ma, forse per fortuna, ho imparato a essere fin troppo concentrata sulle sensazioni del momento per preoccuparmi di ciò che mi aspetta.

Figuriamoci come avrei reagito se un anno fa mi avessero descritto quella che è la mia vita oggi, e il luogo in cui vivo. Non avrei creduto possibile che in una quotidianità, in una terra e in una stagione così io potessi sentirmi quasi completamente a mio agio. Nell’inverno caldo di un anno fa non ero in grado di guardare più lontano di qualche settimana, e quindi non ho davvero idea di cosa, in fondo al mio cuore, io potessi pensare immaginando la me stessa del nove gennaio 2017.

In fondo, se mi guardo alle spalle, la cosa più importante che mi viene in mente è di complimentarmi con me stessa per essere sopravvissuta a questo anno. Incidenti “fisici” o materiali non ne ho avuti, ma diciamo che il genere umano nel corso degli ultimi 366 giorni (sì, era un anno bisestile, e mi ricordo persino molto bene cosa ho fatto il 29 febbraio) me ne ha dati, di dispiaceri. E di lezioni, anche.

Se mi guardo allo specchio vedo una donna più giovane di quella che ero un anno fa. Quella donna, nelle vecchie foto, con i capelli corti, degli occhiali diversi e degli altri vestiti, non la riconosco proprio più. Se mi guardo allo specchio vedo una persona che sa in quante circostanze più o meno difficili è stata in grado di cavarsela da sola e al contempo sa che da sola, senza alcune persone care, pur lontane, non sarebbe andata da nessuna parte.

Un anno fa, svegliandomi all’alba per andare all’aeroporto, avevo scritto le parole che ho incollato qui di seguito, e che non avevo mai pubblicato. Avevo tanta voglia di fare solo silenzio per un po’. Ora, dopo un anno, credo che la strada da fare sia ancora tanta, ma che le fatiche che quella me stessa carica di zaini e aspettative si è sobbarcata per arrivare tortuosamente fino a qui, un poco le ho ripagate 🙂

Spengo la sveglia riemergendo direttamente da un sonno profondo che non ricordavo possibile. Ieri sera ci ho messo un po’ ad addormentarmi, ma poi, era una vita che non dormivo così bene.

Spengo la sveglia e come sempre penso che vorrei dormire altri dieci minuti. In verità no, la sveglia è una vita che suona quando mi sono già svegliata da un pezzo, per via di una cosa che somiglia all’insonnia e che vuol dire che ti svegli molto prima del necessario anche se hai ancora un sonno che ti porta via, e provi e riprovi ad addormentarti ma non ci riesci.

Poi mi ricordo e salto fuori dal letto.

Oggi è diverso, oggi si parte, e per la prima volta con un biglietto di sola andata.

Capisco improvvisamente il motivo per cui sto lasciando quello che ho, il lavoro che al mattino inizia facendo la rassegna stampa direttamente dal letto, l’alba dalle finestre di questa casa, il circolo che hanno aperto i compagni e che da un mese è mezzo è diventato la casa in cui invitare gli amici e dove andare a bere una birra senza prendere appuntamento con nessuno, le prese unte sulle pareti della palestra e le panche di legno su cui abbiamo consumato milioni di birre, l’autostrada che porta verso le montagne, le piazze di paese con le pizzerie al taglio e i bar squallidi.

Non voglio più svegliarmi la mattina e non essere felice. Ora lo so. Non ho neanche paura. Vado.

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