Non sono solita ricondividere i miei vecchi post, ma è bello guardare alla me stessa di due anni fa, quella che ancora non aveva il grande zaino verde e parlava un paio di lingue in meno, che non immaginava che davvero sarebbe andata via, e che non aveva ancora imparato che quasi tutto quello che aveva era superfluo, ma stava iniziando ad accorgersene

Oggi so che mi basta poco. La salute, prima di tutto, e le persone che mi vogliono davvero bene. Un posto comodo dove dormire, cose buone e sane da mangiare, qualche birretta, e i soldi necessari per questo e poco altro. Tutto il resto, il sole, la bici, le chiacchierate, il lago, le notti in bianco, il tempo libero, la mia libertà, tutto questo è gratis. Qui davanti a me.

C’è stato un tempo in cui le ferite erano i graffi sulle ante rosse dei mobili nuovi della cucina e le macchie indelebili di detersivo sul piano di marmo bianco del mobile del bagno.

In cui i problemi erano l’interruttore della tapparella dello studio che faceva contatto e faceva scattare la luce e il parquet fatto di tavole di legno non stagionate a sufficienza, che si restringevano durante le vacanze estive e al ritorno si era aperta una faglia nel mezzo del soggiorno. Una faglia piccola, gli ospiti non riuscivano a vederla, ma in realtà era come un pugno in un occhio.

C’è stato un tempo in cui non ci prendevamo cura di noi stessi, ma solo degli oggetti. Dei nostri beni e non del nostro bene. In cui io volevo conservare tutto. Le copie vecchie delle riviste che non ho mai più riaperto. Le fotocopie fatte per la tesi di dottorato, fotocopie che non ho mai avuto tempo di leggere. Le scatole di cartone dei regali. I libri del liceo, di italiano, inglese e filosofia. E libri inutili che all’università ti fanno comprare solo per superare l’esame, non devi neanche leggerli davvero. Decine di barattoli di vetro. Fumetti in olandese, in tedesco, in francese. Cruciverba in inglese. Centinaia di cd masterizzati. Manuali di un’informatica ormai più che osboleta. C’era un sacco di spazio da riempire, mobili vuoti, stanze.

Quel tempo è lontano. Butto via grandi buste piene di roba che non serve a nulla e a nessuno. Che ho poggiato su una mensola cinque anni fa ed è ancora lì. Le cose che restano sono quelle importanti, poche, le tengo con me, fino alla prossima volta in cui avrò bisogno di fare spazio.

(27 aprile 2015)

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