Che è l’ultimo sabato di settembre lo diresti solo perché a terra è tutto pieno di foglie. Gialle come il furgone della DHL fermo al semaforo, alcune rosse come la scritta sul furgone, solo colori accesi, quasi fluo. Lo spettacolo dell’autunno, in Germania, è più bello che da noi, forse perché le città e il panorama dal treno e dall’autostrada sono pieni di alberi diversi dai nostri pini e dalle nostre palme. L’anno scorso, in questi giorni, mentre ammiravo per la prima volta questo spettacolo e forse anche per questo mi innamoravo di questo paese, qualcuno mi aveva spiegato perché le foglie in autunno perdono il loro colore verde: perché gli alberi si riprendono nella parte più importante, il tronco e i rami, le sostanze che li tengono in vita, per risparmiare le forze in vista dell’inverno.
Ci sono le foglie a terra, tante, anzi “l’umido fogliame”, come ho pigramente scritto l’altro giorno in una traduzione. Però ci sono ventiquattro gradi, finalmente, di nuovo, dopo un settembre che non ha mantenuto le promesse e mi ha costretta a tirare fuori già i vestiti invernali. Quando, come oggi, ai colori dell’autunno non fa da sfondo un cielo bianco-grigio ma un sorridente cielo azzurro, me ne vado in giro felice come una bimba che ha finito la scuola e si prepara alle vacanze.
Solo che non è l’ultimo sabato, bensì l’ultimo venerdì di settembre. E solo che io mi confondo sempre, perché il venerdì non lavoro, e così spesso scambio questa giornata “bonus” per l’inizio del fine settimana. O, meglio, questo è l’inizio del fine settimana, per me ma non per il resto del mondo. Ma non vorrei che pensaste che qui si batte la fiacca, perché se il mio venerdì potesse essere una giornata di 48 ore, con tutte le cose che vorrei e dovrei fare, sarebbe decisamente meglio.
Solo che oggi è un venerdì speciale, perché martedì qui è festa nazionale e, approfittando del ponte, domani si parte per una piccola vacanza, una piccolissima avventura, la prima da una vita a questa parte. Non vado mai da nessuna parte, perché qui si sta troppo bene, e perché ogni weekend è pieno di inviti, idee, programmi, ed è difficile dire di no. Però ora che mi preparo a mettere il naso fuori di qui, sono infinitamente felice. Ho fatto lavare la macchina attraversando come una bimba emozionata gli spazzoloni blu dell’autolavaggio automatico. Ho tirato fuori dalla cantina il frigo da viaggio per le birre (no, non bevo e guido, però). Ho fatto una spesa al supermercato fatta solo di cose stupide. Domattina metterò nel mio fidato zaino la mia piccola caffettiera rossa e una maglia da calcio anch’essa rossa, che mi sarà prestata con grande circospezione. Stavolta proverò a lasciare a casa i pensieri e le mie paure e ad attraversare con tutta la leggerezza che conosco il mio assurdo, bellissimo negozio di cristalli. Che poi dicono che il sole, nelle belle giornate, incontrando i cristalli dovrebbe far brillare tutto ancora di più. E allora ci proverò, a non rompere nulla, perché questa non sia l’ultima, ma la prima di tante avventure.