Il pomodoro che mi guarda dal banco del supermercato alle nove e mezza di questo tiepido giovedì sera ha una faccia più pulita o forse più perfetta, ma ben più triste, del pomodoro un po’ più rosso, più morbido e a volte ammaccato che mi porto a casa nelle mie borse di tela verdi dopo averlo raccolto e “adottato” dalle ceste del Foodsharing di Josh, che tre-quattro sere a settimana ci apre le porte di casa sua per regalarci, prima di andare a dormire, il suo “raccolto” quotidiano: pane, frutta, verdura, a volte affettati, salse, piatti pronti del banco gastronomia, qualche sera fa persino una burrata.
Potete immaginare la mia faccia nel trovarmi al cospetto della burrata. Ho detto incredula a Josh, che non sa: questo è un prodotto tipico della città di mia madre! E dire che per tutta la vita non ho voluto mangiare burrate perché le trovavo indigeste! E invece, ora che latticini freschi sulla mia tavola non se ne vedono da mesi, che sapore meraviglioso ha questa burrata del negozio bio, prodotta in Italia e scaduta da due giorni!
I pomodori, le melanzane, le insalate, le mele, i peperoni e i peperoncini, i ravanelli, l’erba cipollina, i limoni e le arance, il sedano e le carote e le altre cose buone che mi guardano, pronte a farsi adottare, dalle ceste nella cucina di Josh, non sono più buone da vendere in negozio, per via della data di scadenza, di qualche foglia annerita, di qualche macchia o di qualche ruga di troppo, e se lui non andasse a prenderle finirebbero nella spazzatura. Eccome se sono buone, però, da mangiare, cucinare, farne conserve e salse, congelare, mettere da parte. Da un po’ di tempo a questa parte riempio dispensa e congelatore di vasetti e buste di cose da mangiare preparate da me sperimentando senza ricetta con le cose buone che arrivano da Josh. Senza ricetta perché uso quello che c’è. E le innumerevoli spezie che ho trovato nella cucina della casa dove vivo e quelle fantastiche che ci ha portato un amico da casa sua in India.
Le cose che mi porto a casa dalle ceste nella cucina di Josh, lui le “salva” in veste di foodsharer autorizzato, andando a prenderle in orario di chiusura dal negozio bio vicino casa sua. Poi, tramite un apposito gruppo whatsapp, ci dà appuntamento per un orario che per lui è quasi notte e per noi non è che l’inizio della sera. E noi andiamo da lui e torniamo in bici con lo zaino pieno di cose buone, dei panini, tanti, buonissimi che divido con le mie coinquiline e dell’insalata che spesso è così tanta che un po’ ne lascio in una busta sulla porta della ragazza del piano di sotto.
Alcuni amici si sono avvicinati e presto ritirati da questo sistema di condivisione perché non hanno tempo di andare a casa di Josh. Io, se ci penso, per guadagnare i soldi necessari a comprare le cose salvate e regalate da Josh ogni settimana, dovrei probabilmente aumentare il mio orario lavorativo di una dozzina di ore ogni mese. Ore che posso usare, invece, anche per fare la salsa piccante, il pesto di broccoli e i peperoni ripieni. Ma non è solo una questione di soldi risparmiati da quando al supermercato non ci vado quasi più (se non fosse chiaro, le cose salvate col Foodsharing non si pagano). Stasera che al supermercato ci sono andata, e ho fatto caso a quei pomodori pallidi e tristi nel banco delle verdure, mi sono resa conto che in tutta quest’opera di condivisione c’è un sacco d’amore.
Come anche quando il sabato non andiamo da Josh ma al mercato in orario di chiusura, verso le due che sarebbero di pomeriggio, ma che per me al fine settimana certe volte sono ancora orario di caffè e di una specie di colazione. E in questo che è diventato forse il mio momento preferito della settimana, ascoltiamo le donne e gli uomini che gridano le offerte di fine giornata, e ci accaparriamo le “buste a un euro” della grande bancarella di frutta e verdura che domina uno degli “incroci” del mercato, o magari le fragole che se ne compri una vaschetta la seconda è in regalo. E così ci andiamo in due, al mercato, e come segugi ci spostiamo seguendo le grida delle offerte, e ciò che compriamo ce lo spartiamo nelle borse di tela, nei contenitori e nei rispettivi zaini, direttamente davanti alla bancarella. Perché certo la roba in offerta costa poco, ma per accaparrartela spesso devi comprarne quantità più grandi di quelle che occorrono a una sola persona, ma certo non voglio portarmela a casa solo perché il prezzo e buono e per mangiarne un po’ e lasciare che il resto vada a male in casa mia. E vi assicuro che nel mio frigorifero, ormai, non c’è niente che vada sprecato.