Cosa ci sarà dall’altra parte?
Tra tre giorni a quest’ora sarò in volo, a meno che non succedano casini o ritardi sulla strada per l’aeroporto dal bar di Amsterdam dove guarderemo una partita importante che non promette nulla di bene, e dopo la quale sarò probabilmente ben contenta di abbandonare per qualche settimana la routine del calcio e del tifo.
Tra quattro giorni a quest’ora non sarà notte, ma pomeriggio, ci saranno una ventina di gradi e una pioggia che immagino tiepida sulla pelle. Tra quattro giorni sarò stanca e non avrò voglia di null’altro se non che arrivi la sera per poter prendere una delle compresse alla lavanda che uso per dormire quando soffro di un altro tipo di jet lag, quello di chi lavora su turni, una giorno all’alba e un giorno a tarda sera.
Più di quattro mesi che ho il biglietto e più di un mese che davvero mi preparo a questo viaggio, e oggi, per l’ennesima volta, nella mia testa sgomitano un milione di pensieri, ansie, domande, mostri e cose che non ho finito di fare.
Che succede se mi sono scordata qualcosa di importante? Che succede se il mio corpo decide di reagire male al primo volo intercontinentale della mia vita, o alla prima volta che vado a fare trekking fino a quota quasi quattromila? Che succede se mi manca una vaccinazione che non era obbligatoria ma utile? Che succede se non resisto a mangiare qualcosa che pare troppo buono ma che m’intossica al momento sbagliato? Che succede se non ho pensato a portare con me qualcosa che qui si può comprare facilmente ma che lì non potrò reperire in nessun modo? Soffrirò di claustrofobia in un volo così lungo? Che cosa farò in quasi cinque ore di scalo in un aeroporto probabilmente enorme di una capitale a me altrettanto sconosciuta?
Non mi ero mai sentita prima di oggi così abituata ai lussi, alle comodità e al benessere della nostra ricca, viziata Europa occidentale.
Tra tre giorni sarò in volo, mi addormenterò guardando un film o leggendo il manuale della nuova, microscopica macchinetta fotografica e all’arrivo, ne sono sicura, mi domanderò come ho fatto ad aspettare tutto questo tempo e tutta questa vita prima di andare a conoscere quello che c’è dall’altra parte del mondo. E mi accorgerò che, come mi hanno detto tutti quelli che da quelle parti ci sono andati molto prima e molte più volte di me, tutti quei mostri e tutte quelle paure non esistono, e basta.
Buon viaggio a me, e ci vediamo dall’altra parte.