Bellezza

Stasera la notte cade tiepida e silenziosa in questo punto in cui le acque del canale si aprono a formare il porto. Sono seduta sull’altra riva, che avevo sempre e solo visto da laggiù, dai bar del porto, all’ombra delle ciminiere in disuso e di quelle quattro che sfumacchiano ancora. Dicono che siano gli ultimi giorni di un’estate che ha bruciato i prati e tolto l’aria ai pesci del lago. Io non riesco a decifrare il meteo di questi tempi e non so se sia vero. Non mi stupirebbe se l’autunno lo saltassimo direttamente e arrivasse presto un freddo che spacca di nuovo la pelle. Gli alberi della Promenade hanno già perso molte delle loro foglie, ma non è l’autunno, è la siccità.

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Per questa volta almeno sarò la mia libertà

No, non farmi andar via. Per la prima volta in due anni non voglio tornare alla mia casa tedesca. Undici giorni in Spagna mi hanno regalato una pelle abbronzata che non ricordavo possibile, tutto il silenzio e la solitudine di cui avevo bisogno, sabbia ovunque, in tutte le scarpe e fin dentro le orecchie, un corso accelerato per “correggere” il mio español mexicano de la calle, un milione di foto, un ballo che avremmo voluto durasse per tutta la notte, birra che non ubriaca, roccia su cui rimettere le mani per un attimo dopo due anni, nuovi luoghi da chiamare casa, fare pace con un passato ormai lontano, la spiaggia più bella del mondo e non solo perché anni fa ci ho vissuto giorni tra i più belli della mia vita, le acque gelate dell’oceano e del fiume, un matrimonio meraviglioso figlio dell’erasmus e dell’incontro tra le mie due culture adottive e che amo ugualmente ciascuna a suo modo, incontri senza domani, risvegli senza mal di testa, le mie poche parole in arabo per iniziare a guadagnarmi la strada per il deserto, autostop che riesce superfacile o a volte non riesce affatto, cani, gatti e bambini che si fanno adottare dal mio sorriso felice, il vento di levante che spazza via tutto, pantaloni larghissimi e scarpe nuove, la mia libertà.

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Love affair

Is there life after the World Cup? I had not asked myself this question since 1990, when the World Cup took place in Italy and I was still a child with a love affair with football. On the 3rd of July 1990 (I hadn’t realised it was the same date as today), Italy got kicked out of the World Cup they hosted as Argentina won the semifinal on penalty kicks. On that night I cried like a kid (well, I was a kid) wandering around the holiday resort where I was staying with my cousin and her family, not only because Italy was out but because I was feeling the end of the World Cup coming, after so many months (years maybe) of excitement and expectations preceding it. I cried so much that everyone was laughing at me (but okay, I was a kid) and my father took me to see Italy play the game for the third place against England, which was taking place in our hometown. I still don’t know how much it cost him (papà, you can tell me now! And I really appreciate it). Continua a leggere

A occhio nudo

È da un po’ di tempo che ogni volta che riparto da Bari, appena rimango da sola seduta in aeroporto, iniziano a grondarmi lacrimoni dagli occhi. Stavolta non sono sola, seduta al mio fianco c’è l’amica che è venuta con me dalla Germania e che in quattro giorni si è fatta volere un gran bene dai miei genitori e mi ha detto di sentirsi a casa come se fosse con noi da molto più a lungo. Sarà che l’ospitalità pugliese somiglia tanto a quella dei suoi natii Balcani ed è così diversa dall’amichevole ma più fredda accoglienza tedesca cui siamo entrambe abituate. Continua a leggere

Tra le bandiere

In Italia non state guardando i mondiali, lo so, qui però sì. Oggi la Germania ha giocato una merda, ha preso una batosta che a loro fa male. A me non fa male, io vivo in una bolla messicano-colombiano-spagnola qui a Münster e voglio bene a tutti loro. Uguale come va a finire, mi godo e mi godrò questi mondiali da spettatrice di tutte le partite, finora le ho viste quasi tutte, ho sempre qualcuno con cui simpatizzare, in questa bolla in cui per ogni paese ho un conoscente o amico o persino qualcuno che è andato in Russia per i mondiali (compreso chi ci è andato in bici). Continua a leggere

Come se andare lontano fosse uguale a morire

Il prato davanti al lago è deserto, pulito e pettinato, vestito a festa con i bidoni arancioni sistemati in ordine vicino agli alberi e alle tre palle da biliardo, di fresco pittate di bianco.

Come si fa a fermare il tempo? Ho appena detto che mi piacciono tanto le sere di giugno, quando fa buio più tardi che mai e c’è più tempo per essere felici. È la sera del primo giugno ed è venuto a piovere sul kebab siriano, sulla limonata strepitosa alla menta e sulle nostre (tante) parole. Il fuggi fuggi degli altri clienti ha fatto spazio per noi a un tavolo un po’ più al riparo. Un signore anziano ci guarda di nascosto alla finestra. Chissà se ci ascolta mentre ci raccontiamo di stomaci orrorosi e fettuccine Alfredo e polizia al barbecue e punk in pensione e piante di cui prendersi cura per imparare a prendersi cura di sé stessi. Continua a leggere

Arrivederci estate

Mezzogiorno. La mia amica in visita dorme nella mia stanza, distrutta dalla notte di ieri, mentre io faccio colazione in cucina con latte e biscotti italiani come quelli di casa della nonna. Questa casa mi piace ancora di più da quando possiamo tenere le finestre spalancate ed entra solo il sole, un educato cinguettio e a volte qualche voce che si gode il bel tempo in giardino.
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L’ostello delle anime

Sabato è stato il primo vero giorno di sole dell’anno. La sensazione che si prova nell’accorgersi di potersi togliere la giacca, almeno per qualche ora, almeno al sole, è qualcosa che solo chi vive a queste latitudini può capire. Perché qui l’inverno è interminabile e buio, ma poi la primavera e l’estate, in un certo senso, arrivano, con la promessa di lasciarci indossare davvero i pantaloni corti e i vestiti leggeri e di farci fare festa all’aperto fino a tardi con la luce del giorno.

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There is no space and time

In Italy it’s father’s day today. My brother just sent me a photo of him and my father. Just taken, I guess.

I hardly ever feel like this but now I don’t know why, I’m in the office with tears in my eyes because I can’t just go home for a few hours and have dinner with them and then go back to my life. Continua a leggere

E se hai freddo alle mani prendi le mie mani

Fuori è una domenica gelida e luminosa e io per ora la onoro godendomi il riscaldamento e il sole che illumina il mio divano. Ieri al mercato faceva così freddo che a poco è servito il burrocacao, sopra il labbro ho una macchia di pelle che si è seccata al punto di far male. Faceva freddo da morire mentre con gli altri foodsharer mettevo ordine tra le cassette di frutta e verdura ricevute dalle bancarelle che, invece di buttare la roba-quasi-vecchia, la danno a noi, e siccome non è che puoi toccare frutta e verdura con i guanti di lana, dopo mezz’ora a furia di star nude senza guanti, le punte delle dita erano quasi viola e quasi congelate e facevano male anche loro. Continua a leggere