La casa

Fuori è buio. Ma buio sul serio. Vivere qui ti dà la sensazione netta del passaggio delle stagioni. Ha fatto più caldo qui che in Italia, quest’estate, con punte di quasi quaranta gradi, e io ho caricato in macchina la bici e la tenda e me ne sono scappata su un’isola olandese bellissima e selvaggia, quasi senza alberi, con spiagge enormi, dune, migliaia di tedeschi e piattaforme petrolifere all’orizzonte, un’isola dove mi vedo bene a passare le estati della mia vecchiaia, da tedesca che sono diventata.

Ora fa buio e fa freddo e da qualche giorno mi sono arresa all’idea di dover accendere già il riscaldamento. Con la mia coinquilina italiana cerchiamo la giusta congiunzione astrale per far funzionare i termosifoni in un orario e a una temperatura che accontenti me, lei e il nostro coinquilino tedesco, ma abbiamo orari, vite e termostati corporei diversi e ci vorrà un po’ di diplomazia o forse il parere di un tecnico per risolvere il rompicapo. Continua a leggere

Umani

Se un giorno mai dovessi fare una lista delle ragioni per cui vivo qui, una delle principali non sarebbe solo che qui le scale mobili non crollano e che grazie all’esistenza del salario minimo e di livelli salariali dignitosi per tutti posso permettermi di lavorare part-time con uno stipendio che in Italia molti non mettono insieme neanche lavorando cinquanta ore a settimana, ma che in questa parte del mondo ci sono le stagioni. Le stagioni ci sono ovunque nel mondo, verrebbe da dire. Per lo meno ci sono in Italia, si passa dal mettere la giacca al mettere il costume, avrei detto un tempo. Ma qui è diverso. Qui si passa dalla neve, dal freddo che la notte non puoi andare in giro senza guanti, al tempo dei barbecue e delle nuotate nel canale. Quel tempo non è ancora arrivato e quest’anno lo aspetto con una cautela mai vista e senza la frenesia degli anni passati, sarà che è l’ultima estate dei miei trenta e la vivo con una sensazione che è un misto di qualcosa di definitivo e di qualcosa che ancora deve cominciare. Continua a leggere

Le lunghe notti

C’è una mezza luna spettacolare che tenta invano di nascondersi dietro ai palazzi mentre cammino da sola verso casa. Sembra che ogni due settimane sia possibile vivere una vita diversa in questo frammento di lunedì notte che che ci è concesso di sottrarre alla giornata di domani.
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Cinque settimane

Tra tre ore esatte sarà arrivato il momento di lasciare questa casa. Sono passate solo cinque settimane, cinque settimane esatte da quando sono arrivata, la prima notte mi hai insegnato a giocare a poker nel soggiorno fino alle cinque di mattina, mentre io, terrorizzata di disturbare il sonno del temporaneo coinquilino sin dalla prima notte, ti intimavo di fare silenzio. Da quando ti ho portato le fiches che una signora mi ha regalato per te, non abbiamo più giocato.
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Amaretto

Cartolina dal trasloco più lungo della storia.

Da ormai quasi una settimana risiedo sul comodo divano della casa che per quattro settimane mi era stata subaffittata dal mio compañero, vale a dire ex ragazzo e ora amico, compagno di avventure, a volte di litigi e a volte di titaniche imprese. Ora che lui è tornato dal suo viaggio, avrei dovuto trasferirmi nella mia nuova stanza, ma il mio nuovo contratto d’affitto è stato vittima delle lungaggini della peggiore burocrazia tedesca e, dopo una serie di intrighi e sospetti (abbiamo addirittura pensato che la mia ex coinquilina avesse fatto sparire il plico con il contratto dalla cassetta della posta per farmi un dispetto), ho appreso ieri che potrò ufficialmente traslocare solo tra due settimane.

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Disgelo

Fuori dalla finestra la pioggia ha smesso di fare rumore. Senza scostare la tenda posso intravederne il motivo. È la prima nevicata dell’anno. Solo cinque settimane fa facevamo ancora barbecue al canale e qualcuno addirittura nuotava per pochi gelidi secondi. Continua a leggere

Mala noche

Stavo tornando a casa dopo una notte non delle migliori, anche se di peggiori ce ne sono state, eccome. Tornavo a casa a piedi perché già ho imparato a non uscire in bici quando c’è di mezzo una festa. Ho detto buonanotte a una compagnia fatta di una ragazza che si è ubriacata per la tristezza del suo cuore spezzato da uno che se ne approfitta soltanto, di due uomini che si contendono la mia amica che tra quattro giorni parte e che alla fine penso se ne andrà a casa da sola, e di una diciannovenne che il mio amico quindici anni più vecchio di lei si porterà a casa stasera, solo poche ore dopo essersi accomiatato da una di lei connazionale che ha passato quattro giorni di vacanza a casa di lui (e un poco a casa mia) immaginando probabilmente di essere in un porto sicuro tra le braccia di qualcuno che la capisce, conosce la sua terra, e invece.

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Musica per gli occhi

In un pomeriggio di pioggia in cui nessuno vuole tornarsene a casa ci troviamo tutti insieme, un polacco, una messicana, un texano, un’italiana, un bengalese e un tedesco, a mangiare l’ultimo gelato di questa lunga estate ormai (giustamente) sconfinata in un grigio autunno, e tu hai la febbre e non hai una giacca se non la felpa con cappuccio presa in prestito da un mio amico in una notte gelida ma felice lo scorso fine settimana. Come sono stata felice, quella sera, anche se non ricordo tutto. Mercoledì, poco prima di andare a mangiare il gelato, ho incontrato un’altra foodsaver e mi ha detto: ci siamo viste davanti al supermercato, venerdì sera, stavate parlando in inglese con un senzatetto, noi avevamo fretta, ma voi sembravate felici.

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A tale of mortgages, climbing shoes, and things left behind

[Versione italiana qui]

On Saturday afternoon I was walking through the city centre, wearing my beloved FC Bayern jersey, enjoying the rays of light of such a wonderfully warm October day, happily greeting numerous friends and acquaintances along the way. I was walking fast to reach the place where we were going to watch the Bundesliga match, so I could not stop and chat with anyone for more than one minute. I was hopeful that we would win and put an end to a short but painful series of disappointing matches. Continua a leggere

L’elefante di cemento

Le partite vanno male da una settimana a questa parte, oggi ci ha salvato la sorte e una traversa maldestra o malandrina che dir si voglia. Domani è festa nazionale e quindi domani non si lavora e stasera non si torna a casa di corsa dopo la partita infrasettimanale, si resta fuori, anzi c’è chi arriva alle due di notte un attimo dopo che io sono andata via.

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