Una settimana e un giorno e quindici gradi in meno più tardi, il canale è deserto. Solo una dozzina di persone che corrono sole, e sulla via del ritorno, corre anche la squadra di calcio che poco prima si allenava nel campo sull’altra riva, con le maglie tutte spaiate.
Sotto il ponte vicino casa qualcuno ha lasciato tre sedie una accanto all’altra, qualcun altro ha costruito qualcosa che sembra una panchina di legno con uno strano schienale. Qui stasera non c’è nessuno, non ci sono i ragazzi argentini e americani a cui un paio di settimane fa distribuivo i volantini del nostro evento, non ci sono i tedeschi seduti sulle casse di birra ad aspettare gli amici mentre cala la notte. Ieri sera, mentre noi ce ne stavamo barricati a casa di un amico a guardare una partita di calcio dopo l’altra – barricati letteralmente, perché il proiettore è nella sua camera da letto e lui ha appena traslocato, e non avendo ancora montato le tende (qui le tapparelle sono cosa rara), ha messo un materasso appoggiato alla finestra per non far entrare la luce – dicevo, mentre ce ne stavamo barricati a guardare le partite, un’amica spagnola che vive qui ha mandato un messaggio che diceva: è una notte magnifica, forse è l’ultima notte d’estate, dove siete tutti?
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