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The treasure map
Last night my mum reminded me that 12 years have already passed since my graduation day (yes, I’m an old woman). Although I studied (and enjoyed) English and German language and literature (and some French), I don’t think at the time I realised how wonderful it is to learn languages, and what a huge power it gives you.
For many years after my graduation, English became, in a way, my “second mother tongue”, but I totally forgot the others that I had been lazily learning. Continua a leggere
La parola magica
Anche se teoricamente non sarebbe il mio lavoro, quando al call center telefonano dalla Spagna e la collega madrelingua non c’è, il ragazzo del servizio clienti mi fa un cenno, mi tolgo le cuffie e lui mi dice la parola magica: Spagna! Continua a leggere
Fuori luogo
Esco di casa in bici per andare al colloquio introduttivo con l’insegnante di spagnolo dell’università popolare. Sono in ritardo. L’orario di ricevimento è di due ore, e quando monto in sella alla bici mancano solo venti minuti alla fine della seconda ora. Sì che l’insegnante non è tedesco, avrà pazienza, ma siamo pur sempre in Germania e gli orari di lavoro qui si rispettano. Il che, in sé, non è una cosa cattiva. In un certo senso, qui spesso quando scatta l’orario di chiusura o di fine turno, al lavoratore “je cade la penna”, come diceva anni fa una collega nel mio vecchio lavoro. Ovvero lascia tutto com’è, come in un fermo immagine, e se ne va a casa. In tedesco c’è un’espressione apposita per questo momento, Feierabend machen, che qui trovate spiegata magistralmente in italiano.
Io mi sto preparando
Il miracolo di questo giovedì pomeriggio è che alle cinque e venti, mentre varco la soglia del portoncino di casa con le buste del bucato fatte in lavanderia a gettoni, in cielo c’è ancora un po’ di luce, e intanto brilla addirittura qua e là una stella.
Dopo il tramonto spettacolare di una settimana esatta fa, e fino a stamattina, il cielo era stato ininterrottamente nascosto là dietro a uno strato spesso di qualcosa che non avevo mai visto, un blocco uniforme di cemento che ti separa dal cielo, dall’aria, dalle stelle. Uno strato così spesso che anche di notte il cielo non si fa così scuro, perché le luci della città gli rimbalzano contro. No, non ho mai vissuto in pianura padana, no, non lo sapevo cosa volesse dire quando il sole non si fa vedere per una settimana, a Roma d’inverno veniva a piovere a secchiate violente ma poi tornava il sereno e spesso, nei pomeriggi d’inverno, dall’enorme finestra del mio ufficio, rimanevo ipnotizzata a guardare e fotografare un cielo sempre diverso, che faceva da sfondo al pino, (sempre lo stesso pino, ironizzava una cara collega), delle mie fotografie. Continua a leggere
Il mostro della burocrazia
Oggi c’era un sole meravigliosamente tiepido, e per la prima volta da quando sono qui sono andata in bici senza guanti. Stamattina nell’intervallo tra una lezione e l’altra ho aperto Facebook sul computer che abbiamo in aula, e la mia home mi dava il buongiorno ricordandomi che oggi c’è il sole, e invitandomi a godermelo, perché poi arriva la pioggia. Grazie, Facebook, sei gentile a ricordarmi che qui ci sono solo un centinaio di giorni di sole all’anno, o almeno così dicono. Ho spento il computer infastidita e sono andata a comprare un muffin dalla panetteria all’angolo. Continua a leggere
Settembre
L’aspetto più incredibile del fatto che è arrivato settembre è che l’impalcatura è ancora lì. L’impalcatura è quella sui due fianchi della grande casa della famiglia E., che per molte generazioni ha fatto la storia di questo villaggio. Quando sono arrivata qui non sapevo nulla di quella casa. Poi gli ospiti hanno iniziato a chiedermi: è ancora vivo il signor E.? E io non sapevo di chi stessero parlando. Le settimane scorrevano e io, nella mia minuscola reception, ero troppo impegnata a imparare mille compiti amministrativi e studiare la soluzione di molti problemi logistici per domandarmi chi fosse questo signore di cui mi si chiedevano notizie.
Voglio restare
Sconfinare in Portogallo forse non è stata una grande idea. O, meglio, per dare a Cesare quel che è di Cesare, Sagres, ovvero l’estremità sud-occidentale dell’Algarve, la punta dove finisce la penisola iberica e inizia l’oceano, è una meraviglia di scogliere, spiagge, sentieri, onde, dune, surf e birre in ottima compagnia.
Non è stata una grande idea, invece, fermarsi per qualche giorno in Alentejo, la regione immediatamente a nord del più famoso Algarve, sulla via del ritorno da Sagres all’Andalusia. Continua a leggere
La torre di Babele
Sono in incognito. Ho deciso di non rivelare più a nessuno che parlo benissimo inglese, ogni volta che metto piede fuori da questo ostello-enclave britannica e tassativamente anglofona e mi ritrovo improvvisamente catapultata nella realtà, ovvero in territorio spagnolo. E ho deciso di non rivelare neanche che sono italiana, perché gli spagnoli sono gentili, e se provo a parlare la loro lingua nel mio modo ancora stentato, mi dicono di non preoccuparmi, tanto l’italiano lo capiscono benissimo. Continua a leggere