On the other side

Cosa ci sarà dall’altra parte?

Tra tre giorni a quest’ora sarò in volo, a meno che non succedano casini o ritardi sulla strada per l’aeroporto dal bar di Amsterdam dove guarderemo una partita importante che non promette nulla di bene, e dopo la quale sarò probabilmente ben contenta di abbandonare per qualche settimana la routine del calcio e del tifo. Continua a leggere

L’ostello delle anime

Sabato è stato il primo vero giorno di sole dell’anno. La sensazione che si prova nell’accorgersi di potersi togliere la giacca, almeno per qualche ora, almeno al sole, è qualcosa che solo chi vive a queste latitudini può capire. Perché qui l’inverno è interminabile e buio, ma poi la primavera e l’estate, in un certo senso, arrivano, con la promessa di lasciarci indossare davvero i pantaloni corti e i vestiti leggeri e di farci fare festa all’aperto fino a tardi con la luce del giorno.

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Weekend

Nella strada accanto al cinema il silenzio di un venerdì sera leggermente piovoso è interrotto solo da una serranda che rumorosamente si abbassa. Qualcuno va a dormire mentre l’avventura del mio fine settimana sta appena per cominciare. Continua a leggere

L’ora dei miracoli

È l’ora dei miracoli, l’ora in cui dopo tre mesi grigi finalmente è uscito il cielo, l’ora in cui lungo la strada grigissima per andare al lavoro mi accorgo all’improvviso dell’esistenza dei colori, l’ora in cui mi lascio bruciare gli occhi da un tramonto che non ricordavo, lungo una strada a senso unico su una collina che non sapevo esistesse.

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La carta da parati

I tedeschi, a quanto pare, lo chiamano Tapetenwechsel. Ovvero, il cambio di scenario, di scenografia o, alla lettera, il cambio di carta da parati. Noi lo chiamiamo, semplicemente, “cambiare aria”. Un mio amico tedesco, che sa che amo le parole particolari come questa, me ne ha fatto dono – della parola, non della carta da parati – mentre qualche giorno fa attraversavo un parco di Roma e gli raccontavo, a distanza, che fare un salto nella mia vecchia vita, dopo un anno di assenza, ci voleva proprio. Continua a leggere

Cristallo

Che è l’ultimo sabato di settembre lo diresti solo perché a terra è tutto pieno di foglie. Gialle come il furgone della DHL fermo al semaforo, alcune rosse come la scritta sul furgone, solo colori accesi, quasi fluo. Lo spettacolo dell’autunno, in Germania, è più bello che da noi, forse perché le città e il panorama dal treno e dall’autostrada sono pieni di alberi diversi dai nostri pini e dalle nostre palme. L’anno scorso, in questi giorni, mentre ammiravo per la prima volta questo spettacolo e forse anche per questo mi innamoravo di questo paese, qualcuno mi aveva spiegato perché le foglie in autunno perdono il loro colore verde: perché gli alberi si riprendono nella parte più importante, il tronco e i rami, le sostanze che li tengono in vita, per risparmiare le forze in vista dell’inverno. Continua a leggere

Buon compleanno

Oggi compio un anno di vita nuova. Come stamattina, un anno fa, lasciavo per l’ultima volta la mia stanza romana e, accompagnata da mamma e papà e da due zaini troppo grandi, uno per l’arrampicata e uno per tutto il resto, andavo a prendere l’aereo per quello che sarebbe stato solo il primo passo della mia nuova vita. In aeroporto incontravo per caso un vecchio amico e la sua ragazza in coda per il mio stesso volo, ambasciatori involontari ma incredibilmente gentili della mia nuova, temporanea terra. In volo verso un luogo che oggi non potrebbe essere più lontano, e in cui non ho voglia di tornare, riconoscevo già dal finestrino la terra arida e la montagna che avrebbe fatto da sfondo, per le successive sei settimane, a ogni risveglio e a ogni tramonto.

Avrei dovuto immaginare dagli eventi che mi attendevano al mio arrivo come sarebbe stata la mia vita nei mesi a venire. Ma, forse per fortuna, ho imparato a essere fin troppo concentrata sulle sensazioni del momento per preoccuparmi di ciò che mi aspetta.

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Ha det bra!

Le sei del mattino. Quest’isola, ormai la mia isola, non è mai stata così bella.

L’avevo vista poche volte, nella luce delle sei del mattino, che poi non è la stessa luce delle sei delle mattine di maggio in cui qualche volta, nel fine settimana, quando l’autobus delle sei e trenta non era in servizio, avevo accompagnato al traghetto una coppia di tedeschi che poi avevano scritto nella recensione parole fin troppo gentili su di me, e un’altra volta due scozzesi che mi avevano scambiata per spagnola, e l’architetto uruguayo che per due settimane era stato mio compagno di cene nella mia prima stanza sgangherata, di pranzi quasi rubati nella cucina dell’ostello mentre facevo le pulizie, di missioni notturne per recuperare ospiti rimasti bloccati da una frana e da un traghetto guasto, e di escursioni anch’esse notturne sulla montagna su cui dicevo a tutti di non salire (e avevo ragione). Continua a leggere

Autostrada

Domenica pomeriggio si gioca. In un fazzoletto di terra gialla qualcuno ha ritagliato un campetto di calcio a pochi metri dall’autostrada. Intorno, colline aride gialle costellate di ciuffi d’erba scura, una specie di deserto o meglio una specie di fondale di cartone, la scenografia di un film di Sergio Leone che infatti veniva a girare da queste parti. L’autostrada si è lasciata finalmente alle spalle il cemento della costa orientale della Spagna.  Continua a leggere