L’impresa eccezionale

No, non è la sorte a portarti in un posto piuttosto che un altro, non è la sorte a regalarti la felicità che desideri, o almeno quella serenità che ti fa svegliare la mattina senza ansie e senza paure. Io la apprezzo, ogni giorno, quella serenità, perché da quando sono andata via i giorni spensierati sono stati ben pochi, rispetto ai giorni in cui mi sono svegliata sopraffatta dai pensieri e dalle preoccupazioni. La felicità sfrenata, quando c’è, la assaporo fino alle lacrime che mi scorrono sul viso mentre ascolto una canzone che mi sorprende nel mezzo dell’orario di lavoro. Ho sempre avuto il vizio di piangere quando sono davvero felice. Soprattutto se c’è il sole o una musica buona. Ma sto iniziando a imparare che la felicità così intensa poi svanisce e lascia rapidamente il posto al suo contrario, e mi lascia sola a lottare per riacciuffarla, quella felicità, prima che il treno passi e se ne vada senza di me. Continua a leggere

Le ferite

Non sono solita ricondividere i miei vecchi post, ma è bello guardare alla me stessa di due anni fa, quella che ancora non aveva il grande zaino verde e parlava un paio di lingue in meno, che non immaginava che davvero sarebbe andata via, e che non aveva ancora imparato che quasi tutto quello che aveva era superfluo, ma stava iniziando ad accorgersene Continua a leggere

La finestra sul mondo

[English below]

Sono qui da un mese e mezzo e già quando sono arrivata non faceva per niente buio. Ora giorno e notte la quantità di luce è perfettamente uguale, cambia solo la qualità. A quest’ora, verso mezzanotte, il mare diventa rosa da questo lato della costa, il lato sfigato, quello dove non c’è alba e non c’è tramonto (è sulla costa occidentale, dalla parte opposta rispetto a qui, che il sole fa finta di sorgere e tramontare, sfiora l’orizzonte e torna su). Io se posso vado alla scogliera con una lattina di birra, l’unico lusso che abbiamo da queste parti, lusso visto che una lattina da mezzo litro costa quasi quattro euro, e mi metto lì su un sasso a guardare il mare che cambia colore, con una luce diversa ogni giorno. L’anno scorso una ragazza norvegese che lavorava qui nella panetteria del villaggio mi disse una cosa che ora porto con me ogni giorno. Che puoi fare ogni giorno la stessa camminata, la stessa escursione, ma non sarà mai la stessa, perché la luce cambia ogni volta. La luce, la quantità di neve sulle montagne, gli uccelli in volo sopra il lago. Ora che sono qui da un po’ capisco cosa intende. E penso che forse se pubblico tante foto dello stesso lago e della stessa scogliera non percepirete, come faccio io, il tempo che passa, la neve che si scioglie, la luce che aumenta ancora per qualche giorno e che poi inizierà a diminuire e mi farà dimenticare la vaga tentazione di restare qui per qualche altro mese anche dopo l’estate, perché senza tutta questa luce questo posto è diverso, perde un po’ della sua magia. Continua a leggere

I know a beautiful place

Sud del Portogallo, fine marzo, tramonto. Sola in macchina di ritorno da una lunga escursione a piedi tra scogliere, dune e le onde più grandi che abbia mai visto o anche solo immaginato. A fine giornata presentimenti orribili – e, col senno di poi, tutt’altro che infondati – affollano la mia mente. Da diverse ore nell’iPod – sì, ho ancora l’iPod, finché dura – mi fa compagnia l’intera discografia di Lucio Dalla. Continua a leggere

Voglio restare

Sconfinare in Portogallo forse non è stata una grande idea. O, meglio, per dare a Cesare quel che è di Cesare, Sagres, ovvero l’estremità sud-occidentale dell’Algarve, la punta dove finisce la penisola iberica e inizia l’oceano, è una meraviglia di scogliere, spiagge, sentieri, onde, dune, surf e birre in ottima compagnia.

Non è stata una grande idea, invece, fermarsi per qualche giorno in Alentejo, la regione immediatamente a nord del più famoso Algarve, sulla via del ritorno da Sagres all’Andalusia. Continua a leggere

Lo zaino rosso

La ragazza con lo zaino rosso bussa alla porta a vetri del piccolo bed&breakfast, ma a parte me non c’è nessuno. Maria, Nicola e Nelson, i tre dipendenti, sono probabilmente tutti dall’altra parte della strada, nel bar-ristorante che credo appartenga agli stessi proprietari. Lascio le lenticchie a sobbollire in pentola e vado ad aprirle la porta. Vedere lei e il suo zaino mi strappa un sorriso. Credo sia la prima ragazza in viaggio da sola zaino in spalla che incontro da tre mesi a questa parte.

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Selfie al faro

Il faro, la scogliera, l’oceano, il tramonto. Quasi ci faccio l’abitudine. In effetti, me li vado a cercare, questi posti. La scogliera di Látrabjarg nei fiordi islandesi, il punto più a ovest dell’Europa, dove arrivare in autostop è una vera avventura. Il faro di Skomvær, su un isolotto sperduto in mezzo a un oceano gelido cento chilometri al largo della Norvegia settentrionale. Il faro di Cabo Trafalgar in Andalusia, circondato da onde bellissime e distese di sabbia deserte, a poche centinaia di metri da spiaggia e baretto e parcheggio affollati di centinaia di surfisti e surfiste perfettamente curati al cui cospetto io, che eccezionalmente non avevo potuto farmi una doccia nei precedenti tre giorni, mi sentivo un po’ a disagio. Continua a leggere

In nessun posto in particolare

La notte, prima di dormire, ti accorgi del rumore delle onde. Come se ci fosse un interruttore che spegne l’ultima luce e accende la colonna sonora in presa diretta dalla spiaggia.

Da quando sono qui il tempo è scandito solo dal suono della sveglia al mattino e dal sole che tramonta dietro la grande duna. L’ora di pranzo e cena è quando hai fame, l’ora di andare a dormire è quando hai sonno, l’ora di svegliarsi è quando hai dormito abbastanza. Continua a leggere