Dodici luglio, sedici gradi, pioggia a catinelle.
Qui di solito non piove forte. Ovvero piove spesso, ma leggero. Oggi due colleghi skater sono venuti al lavoro col berretto di lana. O forse sembrava di lana, ma non lo era. Non ho avuto il coraggio di chiedere. Però so che a leggerlo, a voi che state in Italia, vi viene un colpo di calore.
Oggi ha piovuto dall’alba fino a un’ora fa, ha piovuto forte, mi sono dovuta portare i pantaloni di ricambio in ufficio e sono stata tutto il tempo scalza perché le scarpe sono ancora bagnate. Nel mio ufficio si può anche questo, sì.
Ora è uscito una specie di sole in mezzo alle nuvole nere, ma uscita da lavoro il vento mi ha investita e ho fatto fatica come se fosse inverno, pedalando verso casa. Ho incrociato un collega che era uscito un’ora prima di me e gli ho gridato dall’altro lato della strada che avevo freddo, solo con la felpa. Lui mi ha mostrato che aveva indosso quella che sul nostro sito si chiama “giacca da mezza stagione” e che a Bari va bene anche a gennaio.
L’estate qui è iniziata a fine marzo con l’arrivo dell’ora legale e i primi barbecue, ed è andata avanti a corrente alternata, regalandoci però grandi soddisfazioni e pantaloni corti che nell’estate norvegese del 2016 non avevo mai potuto indossare. Da mesi fa buio alle dieci e fa giorno alle quattro. Questo è bellissimo, anche se dormo poco. Ma tanto per il letargo c’è l’inverno, che arriverà e sarà buio e col ghiaccio sui marciapiedi. Io però sono talmente innamorata di questa estate tedesca che confido che, a tratti, possa durare fino a ottobre, quando mi hanno detto che al canale, vicino alla casa dove andrò ad abitare, gli ultimi raggi di sole scaldano fino alle cinque, alle sei di pomeriggio.
Io me li vado a prendere tutti, i raggi di sole.
Non so come andrà a finire, quest’estate, ma dovesse finire oggi, voglio ricordarla per gli abbracci più forti e i fine settimana più folli. Per tutto ciò che non sapevo ci sarebbe stato, e che all’improvviso, un giorno, anzi una notte, si è presentato sulla mia strada. Perché vale sempre quello che scrivevo dieci mesi fa lasciando la mia isola norvegese: “la vita che sarà mi verrà spontaneamente incontro, come già è accaduto. Basta farsi trovare pronti.”