Se un giorno mai dovessi fare una lista delle ragioni per cui vivo qui, una delle principali non sarebbe solo che qui le scale mobili non crollano e che grazie all’esistenza del salario minimo e di livelli salariali dignitosi per tutti posso permettermi di lavorare part-time con uno stipendio che in Italia molti non mettono insieme neanche lavorando cinquanta ore a settimana, ma che in questa parte del mondo ci sono le stagioni. Le stagioni ci sono ovunque nel mondo, verrebbe da dire. Per lo meno ci sono in Italia, si passa dal mettere la giacca al mettere il costume, avrei detto un tempo. Ma qui è diverso. Qui si passa dalla neve, dal freddo che la notte non puoi andare in giro senza guanti, al tempo dei barbecue e delle nuotate nel canale. Quel tempo non è ancora arrivato e quest’anno lo aspetto con una cautela mai vista e senza la frenesia degli anni passati, sarà che è l’ultima estate dei miei trenta e la vivo con una sensazione che è un misto di qualcosa di definitivo e di qualcosa che ancora deve cominciare.
La casa che abbiamo costruito in questa città diventa sempre più grande. Non un castello, ma un enorme rifugio in cui sentirsi a casa, e liberi. Liberi di incontrarsi e di andare via. Solo stasera quattro persone ci hanno detto arrivederci e addio. E abbiamo festeggiato, con le torte del supermercato, un compleanno che per me è più un anniversario di qualcosa di grande, della cosa più grande che è successa, della cosa che senza un progetto ha costruito un rifugio, questo rifugio, la casa di tanti oltre che la casa di noi due che di tutto questo siamo il motore, l’energia e la bellezza.
Sono diventata brava a fare pace con tutti, perché di litigare non ne vale la pena. Meglio ballare, abbracciarsi, dividersi una birra quando i soldi non sono tanti, darsi appuntamento il lunedì pomeriggio per giocare a biliardo gratis, scacciare via la pioggia che arriva improvvisa cinque minuti ogni due ore, avere le gambe più belle della città ma non è vero, è solo che tu sai sempre come essere gentile e prodigo di complimenti, sentirsi dire da te e da lei che avevo la faccia triste e lo sapete che è vero anche se non era per voi ma solo per la stanchezza del lavoro, detto ciò sarebbe bello che ci fosse qualcuno che il sabato sera sapesse curare quella stanchezza con il sorriso giusto, ma va decisamente bene anche che ci sia qualcuno che la domenica sappia mandare un messaggio e dire, ho visto che qualcosa non andava quando ci siamo incontrati davanti al tunnel della stazione, posso fare qualcosa per prendermi cura di te?
Basta poco per essere umani e a coloro che all’essere umani sanno dare valore regalo sempre un poco di me. Quel poco che basta ad amare questo senso di condivisione. Ultimamente ho fatto grandi pulizie nella mia vita, per liberare energie preziose e fare spazio a persone nuove che pian piano trovano il loro posto nelle mie settimane, imparano l’indirizzo di casa mia, si abituano ai quattro piani di scale e a non urtare il mappamondo nel corridoio e si portano persino le pantofole quando vengono a trovarmi. C’è sempre qualcosa di nuovo che comincia. C’è sempre qualcosa di nuovo e pronto a sorprendermi. E io a farmi sorprendere sono pronta, con la testa alta e gli occhi e il cuore bene aperti 🙂